Le unioni nel Medioevo
Il vincolo del matrimonio, nel contesto medievale aveva principalmente la funzione di garantire la nascita di prole. La figura femminile, già dall’età adolescenziale, veniva interpretata come una proprietà da scambiare senza tenere conto della sua persona, ma sempre disponibile, prodiga di attenzioni, ad accogliere con sudditanza lo sposo. Tali unioni, sovente, servivano a suggellare legami di “proprietà terriere”, a consolidare territori o ad appianare dissapori, rivalità tra famiglie. In questa fase, i beni materiali assumevano una importanza non trascurabile, in quanto potevano rappresentare una “forma” di risarcimento” per il matrimonio perpetrato, che poi per mantenerne il valore ed il suo possesso, nel tempo, venivano ridati alla donna in sposa. Anche la sua libertà era minima, sebbene con certe differenze a seconda del ceto sociale di appartenenza, in quanto il contatto esterno al suo ambito di casa, era strettamente limitato alle uscite per rifornirsi dello stretto necessario per il quotidiano. Comunque doveva assicurare e regolare sempre i ritmi della giornata con assiduità, dedizione e generosità. Distogliersi da questi compiti o scrollarsi di queste responsabilità non deponevano a suo favore ed era additata come una sorta di problema “sociale” da contrastare.
Antonella Festini