Gaeta – 900° anno della Fondazione dell’Ordine Templare – Photogallery

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Si è concluso l’Anno Giubilare dell’‘Ordine del Tempio di Jerusalem 1804 erede della gloriosa storia dei Cavalieri Templari del Medioevo.

La cornice scelta per festeggiare questo importante anno giubilare non è stata Portici, dove ha sede il Priorato Generale d’Italia, bensì la splendida città di Gaeta, posta sull’omonimo golfo, dove la Commenda Gelasio II ha unito i festeggiamenti anche per un altro anniversario, ovvero i 900 anni dall’elezione a soglio Pontificio del loro concittadino Giovanni Caetani, salito alla Cattedra di San Pietro con nome di Gelasio II e vissuto uno dei pontificati più burrascosi del medioevo.

L’occasione è stata propizia anche per la creazione di 6 nuovi Cavalieri Templari

La fondazione dei Templari

La nascita dell’ordine templare è da collocarsi territorialmente e storicamente nella Terra santa al centro delle guerre tra forze cristiane e islamiche scoppiate dopo la prima crociata, indetta da papa Urbano II al concilio di Clermont nel 1096. In quell’epoca le strade della Terrasanta si credeva fossero fortemente infestate da predoni e fanatici musulmani, che assalivano e depredavano i pellegrini. Nel 1099 i cristiani riconquistarono la Terrasanta in mano ai musulmani. L’opinione generale, però, era che la situazione, col tempo, sarebbe peggiorata: la maggior parte dei cavalieri di ritorno in Europa sarebbe stata attaccata; le esigue milizie cristiane rimaste nei territori conquistati si sarebbero dovute arroccare nei pochi centri abitati.

Alla fine dello stesso 1099 si presentò il problema di come difendere i luoghi santi e dare un passaggio sicuro alle migliaia di pellegrini che giungevano da tutta Europa. Nacquero così diversi ordini religiosi che si prefissero l’obiettivo di garantire l’incolumità dei devoti. Il primo fu l’Ordine dei canonici del santo Sepolcro, fondato nel 1099 da Goffredo di Buglione. Subito dopo vennero a costituirsi quello di San Giovanni dell’Ospedale e quello del Tempio, che, secondo teorie non da tutti accettate, risalirebbe agli anni 1118-1120.

Hugues de Payns con il compagno d’armi Goffredo di Saint-Omer e ad alcuni altri cavalieri, decise di fondare il nucleo originario dell’Ordine Templare, dandosi il compito di assicurare l’incolumità dei numerosi pellegrini europei che continuavano a visitare Gerusalemme.

La mancanza di documenti dell’epoca rende impossibile l’esatta ricostruzione dei primi anni dell’Ordine del Tempio. Dunque è solo possibile impostare la ricerca attraverso ipotesi e supposizioni, basate sui diversi documenti successivi.

«Durante il suo splendido regno [l’Autore sta parlando di Goffredo di Buglione] alcuni [cavalieri o crociati] decisero di non tornare fra le ombre del mondo, dopo aver così intensamente sofferto per la gloria di Dio. Di fronte ai principi dell’armata di Dio essi si votarono al Tempio del Signore, con questa regola: avrebbero rinunciato al mondo, donato i beni personali, rendendosi liberi di perseguire la purità e conducendo una vita comunitaria, con abiti dimessi, usando le armi solo per difendere le terre dagli attacchi incalzanti dei pagani, quando la necessità lo richiedeva

(Simone di St. Bertin, Gesta degli Abati di San Bertino, annali, c. 1140)

Con queste parole il cronista Simone di Saint Bertin, in data anteriore alla sua morte, 1140, documenta la nascita del gruppo di cavalieri che si votarono al Tempio del Signore. Simone è contemporaneo agli eventi di cui tratta e, sulla base delle sue parole, pone la data di nascita dell’Ordine nel 1099, prima della morte di Goffredo di Buglione, che aveva rifiutato di essere re della città santa, per assumere il titolo di Avvocato di Gerusalemme. Simone associa questa nuova milizia al Tempio avvalorando così la qualifica di templari, rivelando anche una forma comunitaria di convivenza assai prossima al monachesimo.

Baldovino II cede la sede del Tempio di Salomone a Hugues de Payns e Gaudefroy de Saint-Homer. Miniatura da Histoire d’Outre-Mer di Guglielmo di Tiro, XIII secolo

«Nello stesso anno (1118), alcuni nobili cavalieri, pieni di devozione per Dio, religiosi e timorati di Dio, rimettendosi nelle mani del signore patriarca per servire Cristo, professarono di voler vivere perpetuamente secondo le consuetudini delle regole dei canonici, osservando la castità e l’obbedienza e rifiutando ogni proprietà. Tra loro i primi e i principali furono questi due uomini venerabili, Hugues de Payns e Goffredo di Santo Aldemaro…»

(Guglielmo di Tiro, Historia rerum in partibus transmarinis gestarum (La storia delle gesta in Oltremare), c. 1184)

In queste righe, scritte alla fine del XII secolo, Guglielmo di Tiro narra i primi anni dei pauperes milites Christi. La sua Historia, però, compilata successivamente alla fondazione della Nova Militia e durante il regno di Amalrico I di Gerusalemme (1162-1174), come quella di Giacomo di Vitry, vescovo di San Giovanni d’Acri (Historia orientalis seu Hierosolymitani scritta nel XIII secolo) non conobbe gli anni in cui i primi cristiani giunsero in Outremer per la riconquista della Terrasanta e non vide la nascita di quegli Ordini che tanti onori meritarono sul campo.

Uno dei pochi documenti coevi all’epoca di fondazione fu il testo della regola dei templari, conosciuto come Regola Primitiva, approvata nel 1129 con il Concilio di Troyes:

«…pertanto, in letizia e fratellanza, su richiesta del maestro Ugo, dal quale fu fondata, per grazia dello Spirito Santo, convenimmo a Troyes da diverse province al di là delle montagne, nel giorno di S. Ilario, nell’anno 1128 dall’incarnazione di Cristo, essendo trascorsi nove anni dalla fondazione del suddetto Ordine, ci riunimmo a Troyes, sotto la guida di Dio, dove avemmo la grazia di conoscere la regola dell’Ordine equestre, capitolo per capitolo, dalla bocca dello stesso Maestro Ugo. Pur nella nostra modesta conoscenza, approvammo ciò che ci appariva buono e utile.»

(Regola dei Templari)

La Regola Primitiva è stata tramandata in latino, come proposto nel Concilio di Troyes, nel 1129, e in antico francese, datato fra il 1139 e il 1148. Il testo, seppur diffuso dagli stessi Templari, poco aiuta ad identificare con esattezza i momenti della fondazione. Il terzo capoverso del prologo di questa regola si riferisce al 1119 come anno di nascita dell’Ordine, ma lascia aperta la possibilità che l’inizio delle attività di protezione dei pellegrini possa essere avvenuta anche in tempi precedenti:

Un testo del 1468, Libro nel quale si dimostra la nobiltà dell’antica famiglia Amarelli Della Nobilissima Città di Rossano, custodito nella Biblioteca privata della Famiglia Amarelli, a Rossano, riporta la versione italiana di una lettera, firmata da Ugo de Paganis e datata 1103, nella quale si asserisce che la prima intenzione di costituire la milizia sia stata formulata a Goffredo di Buglione, nel 1099. Benché certificata da un sigillo notarile, e nota agli studiosi già nei secoli passati, la Lettera Amarelli è stata contestata e sottoposta ad un vaglio critico tuttora controverso.

Gli elementi di incertezza sono molteplici e gli studiosi non sono concordi sull’interpretazione di questi documenti. Anche il numero esatto dei cavalieri che vi aderirono è oggetto congetture non sempre concordi. Mentre il testo della Regola parla di sei cavalieri, la tradizione parla di nove cavalieri (“Nove uomini aderirono a questo patto santo e servirono per nove anni in abiti laici che i credenti avevano dato loro in elemosina.”), ma tale numero avrebbe un significato soprattutto allegorico. La scarsa disponibilità di documenti non esime gli studiosi dal tracciare, comunque, una storia della sua fondazione, stando a testimonianze e scritti successivi, e alle motivazioni che spinsero alcuni cavalieri ad abbandonare gli agi di corte e ad abbracciare la povertà. Alcuni studiosi, comunque, collocano ufficialmente la fondazione nel 1118/1119. Sarebbe stato in quell’anno che il re Baldovino II di Gerusalemme avrebbe dato, secondo Giacomo di Vitry nel suo Historia orientalis seu Hierosolymitana, ai “poveri cavalieri di Cristo” alcuni locali del palazzo reale, presso la moschea di al-Aqsā, situata in prossimità del Tempio di Salomone, dal quale l’ordine prese il nome. Resta comunque possibile che, pur senza una fondazione formale, i cavalieri possano aver iniziato ad operare fin dal 1099.

L’Ordine, in ogni caso, assunse reale importanza solo a partire dal 1126, in seguito al viaggio compiuto in Europa dal Maestro Ugo e con l’ingresso del conte Ugo di Champagne, quando iniziarono a pervenire donazioni e lasciti

Ulteriore definizione del ruolo e delle prerogative dell’Ordine fu espressa il 29 marzo 1139 dalla bolla Omne Datum Optimum di Innocenzo II. La bolla fu di vitale importanza per l’Ordine dei cavalieri templari perché sancì la totale indipendenza del suo operato e l’essere esente dal pagare tasse e gabelle.

Anche in campo Militare l’Ordine partecipò a tutte le Crociate, ma fu soprattutto la cosiddetta VI Crociata condotta da Federico II, che messa sul campo diplomatico e non militare riuscì realmente a riconquistare la Terra Santa e a farsi proclamare Re di Gerusalemme

Nel 1225 l’imperatore Federico II, protagonista di un ripetuto e acceso contrasto con il papato, decise di recarsi in Terrasanta per riconquistare Gerusalemme. L’evento, usualmente indicato come Sesta crociata, fu condotto sul campo diplomatico ed ottenne realmente la riconquista pacifica della Città Santa. Federico si autonominò re.

Con la sola eccezione della corte imperiale, l’intera vicenda suscitò un’ostilità generale, sia in campo islamico che in campo cristiano. Si creò un conflitto insanabile fra l’imperatore e i Templari, che avevano perso, oltre al ruolo ormai consolidato sui campi di battaglia, anche i diritti sui locali del Tempio, a causa degli accordi stipulati dall’imperatore.

Nel 1244 l’impazienza di alcuni comandanti cristiani condusse il grosso delle forze crociate in un tragico scontro con forze islamiche inferiori, per numero e per organizzazione, ad al-Harbiyya (o La Forbie). Nonostante il vantaggio numerico dei crociati, la loro sconfitta fu totale: dei trecento Cavalieri templari riuscirono a salvarsi solo una trentina di uomini.

I vantaggi ottenuti durante anni di diplomazia, accortamente gestiti dagli ordini religiosi cavallereschi e dai Templari in particolare, furono azzerati, riconducendo i cristiani del Medio Oriente in uno stato di profonda e disastrosa crisi.

Una successiva serie di spedizioni in Terrasanta, sotto la guida di Luigi IX di Francia, ebbe inizio nel 1249. Gli storici usano distinguere due episodi diversi, indicandoli come Settima e Ottava crociata.

Le navi crociate si diressero verso l’Egitto e Damietta, ancora in mani islamiche, fu rapidamente riconquistata. Sull’onda di questa vittoria i franchi non seguirono i consigli dei Templari, ma si gettarono sulla città di Mansura, senza le necessarie precauzioni (1250). Il disastro fu totale. Dei duecentonovanta cavalieri templari che avevano partecipato al combattimento pur avendo ripetutamente cercato di dissuadere i comandanti franchi, se ne salvarono solo cinque.

Ma la tragedia continuò: in fase di ritirata i soldati cristiani furono attaccati e decimati. I prigionieri furono così numerosi (e fra questi il re Luigi) da creare un grave problema logistico ai vincitori. Nel 1266 avvenne la caduta di Safed, per opera di un cavaliere traditore.

Luigi IX promosse una seconda spedizione, indicata come Ottava Crociata. La spedizione partì da Aigues-Mortes nel luglio del 1270. Il re sbarcò a Tunisi assieme al fratello Carlo I d’Angiò, ma l’assedio si prolungò molto: la peste e la dissenteria decimarono l’esercito e uccisero lo stesso re nell’agosto dello stesso anno.

Nel 1270 Edoardo I d’Inghilterra e Carlo d’Angiò, re di Sicilia, giunsero in Terrasanta con l’intento, rivelatosi tardivo, di soccorrere Luigi IX. Proseguirono nelle operazioni militari, cercando di sfruttare i dissidi variamente articolati fra Ugo III, formalmente re di Gerusalemme, i Templari e i veneziani. Fu riconquistata Acri, ma la situazione era confusa e i cristiani erano ormai in condizioni precarie su tutto il territorio.

Nel 1291 alcuni cristiani attaccarono una carovana siriana provocando la morte di 19 mercanti musulmani. Il sultano mamelucco Khalīl (al-Malik al-Ashraf), che aveva invano richiesto un risarcimento, decise di porre sotto assedio Acri, ultimo avamposto crociato in Terrasanta. La città cadde dopo 43 giorni di resistenza. Dopo il massacro di almeno 60.000 cristiani, i Templari, in considerazione dello stato di debolezza territoriale conseguente, decisero di evacuare Tortosa e Athlit.

Nel 1302 la perdita di Ruad e il massacro della guarnigione templare pose definitivamente fine alle Crociate e all’avventura dei cristiani in Terrasanta. Sporadici tentativi e velleitari pronunciamenti dei decenni successivi non avrebbero incitato nessuno a prendere nuovamente le armi in nome della fede. La ragione stessa dell’esistenza dei Poveri Cavalieri aveva cessato di esistere.

Pochi anni dopo, nel 1307, con l’arresto dei Templari in Francia, sarebbe iniziato il processo di dissoluzione dell’Ordine, concluso nel 1314 con l’esecuzione di Jacques de Molay e di Geoffrey de Charnay. L’archivio templare di Cipro sarebbe stato distrutto, nel 1571, dagli Ottomani, venendo così cancellata la memoria diretta dei molti eventi che avevano coinvolto i Cavalieri.

Oltre che in Palestina, l’Ordine combatté successivamente anche nella Reconquista di Spagna e Portogallo, guadagnandosi estesi possedimenti e numerosi castelli lungo le frontiere tra le terre cattoliche e quelle musulmane. Arrivarono ad ereditare, insieme con gli altri Ordini militari, il Regno d’Aragona, che però rifiutarono dopo lunghe trattative.

La fine dell’Ordine e il Rogo di Jaques de Molay

Dopo la caduta di San Giovanni d’Acri nel 1291, trecento baroni crociati, francesi e germanici, alla guida di Giovanni di Montfort (Maestro dei Templari) sbarcarono a Cipro e qui vissero come monaci eremiti (distribuiti in vari eremi), onorati e tenuti per santi dalla popolazione locale. L’Ordine, comunque, dopo la definitiva perdita degli Stati Latini in Terra Santa, si avviò al tramonto: la ragione fondamentale per la quale era nato, due secoli prima, era ormai venuta meno. Il suo scioglimento, tuttavia, non fu mosso per via ordinaria dalla Santa Chiesa, ma attraverso una serie di accuse infamanti esposte dal re di Francia Filippo IV il Bello, desideroso di azzerare i propri debiti e impossessarsi del patrimonio templare, riducendo nel contempo il potere della Chiesa.

Il rogo sul quale arsero vivi l’ultimo Maestro Jacques de Molay e Geoffrey de Charnay, acceso su di un’isoletta sulla Senna a Parigi, davanti alla Cattedrale di Notre-Dame, il 18 marzo 1314 (manoscritto della fine del XIV secolo).

Il 14 settembre 1307 il re inviò messaggi sigillati a tutti i balivi, siniscalchi e soldati del Regno ordinando l’arresto dei templari e la confisca dei loro beni, che vennero eseguite il venerdì 13 ottobre 1307. La mossa riuscì in quanto fu astutamente avviata in contemporanea contro tutte le sedi templari di Francia; i cavalieri, convocati con la scusa di accertamenti fiscali, vennero tutti arrestati.

Le accuse che investirono il Tempio erano infamanti: sodomia, eresia, idolatria. Vennero in particolare accusati di adorare una misteriosa divinità pagana, il Bafometto (o Banfometto, forse la storpiatura in lingua occitana di Maometto). Nelle carceri del re gli arrestati furono torturati finché non iniziarono ad ammettere l’eresia. Il 22 novembre 1307 il papa Clemente V, di fronte alle confessioni, con la bolla Pastoralis præminentiæ ordinò a sua volta l’arresto dei templari in tutta la cristianità.

Il 12 agosto 1308 venne promulgata da papa Clemente V la bolla Faciens misericordiam in cui furono definite le accuse portate contro il Tempio. Il re fece avviare dal 1308 sino al 1312, grazie anche alla debolezza di papa Clemente V, diversi processi tesi a dimostrare le colpe dei cavalieri rosso-crociati di Parigi, Brindisi, Penne, Chieti e Cipro. Nel generale clima di condanna ci fu l’eccezione rappresentata da Rinaldo da Concorezzo, arcivescovo di Ravenna e responsabile del processo per l’Italia settentrionale: egli assolse i cavalieri e condannò l’uso della tortura per estorcere confessioni (concilio provinciale di Ravenna, 1311).

L’Ordine fu ufficialmente sospeso in via amministrativa con la bolla Vox in excelso del 3 aprile 1312 ed i suoi beni trasferiti ai Cavalieri Ospitalieri il 2 maggio seguente (bolla Ad providam). Jacques de Molay, l’ultimo maestro dell’Ordine, il quale in un primo momento aveva confermato le accuse, le ritrattò, venendo arso sul rogo assieme a Geoffrey de Charnay il 18 marzo 1314 davanti alla cattedrale di Parigi, sull’isola della Senna detta dei giudei.

Filippo il Bello distrusse il sistema bancario dei templari, e, benché una bolla papale avesse trasferito tutti gli averi dei Templari agli Ospitalieri, riuscì ad addurre a sé parte del tesoro. Questi eventi e le originali operazioni bancarie dei templari sui beni depositati, che furono improvvisamente mobilitati, costituirono due dei molti passaggi verso un sistema di stampo militare per riprendere il controllo delle finanze europee, rimuovendo questo potere dalle mani della Chiesa. Visto il destino dei templari, gli Ospitalieri di San Giovanni furono ugualmente convinti a cessare le proprie operazioni bancarie.

Molti sovrani e nobili inizialmente sostennero i cavalieri e dissolsero l’Ordine nei loro reami solo quando fu loro comandato da papa Clemente V. Roberto I, re degli Scoti, era già stato scomunicato per altri motivi e quindi non era disposto a prestare attenzione ai comandi papali; di conseguenza, molti membri dell’Ordine fuggirono in Scozia; in Portogallo i Cavalieri e il patrimonio del loro ordine confluirono in un nuovo ordine, fondato col permesso del Papa per combattere contro i mori nell’Algarve, l'”Ordine del Cristo”. Il principe Enrico il Navigatore (1394 – 1460) guidò per vent’anni, fino alla propria morte, tale ordine, utilizzandone il denaro per organizzare la prima scuola per navigatori, preparando la via alla supremazia marittima portoghese che porterà alle grandi esplorazioni cinquecentesche. In Spagna, dove il re a sua volta si opponeva all’incorporazione del patrimonio templare da parte dell’Ordine degli Ospitalieri, l’Ordine di Montesa subentrò a quello dei templari.

Chi fu Papa Gelasio II

Gelasio II, al secolo Giovanni Caetani, detto Coniulo (Gaeta, 1060 circa – Abbazia di Cluny, 29 gennaio 1119), è stato il 161º papa della Chiesa cattolica dal 1118 alla sua morte. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Biografia

Formazione e carriera ecclesiastica

Nacque a Gaeta, tra il 1060 e il 1064, dal ramo locale dell’illustre famiglia Caetani, originaria proprio della città tirrenica. Antenato dei conti di Castelmola e del duca di Fondi Crescenzio. [1]. Dalla stessa famiglia discenderà papa Bonifacio VIII. Giovanni divenne monaco benedettino di Montecassino, dove fu cancelliere e bibliotecario. Venne chiamato a Roma e fatto cancelliere e cardinale diacono di Santa Maria in Cosmedin da papa Gregorio VII nel 1082 (o nel 1088 da papa Urbano II, dopo essere stato fatto cancelliere da Gregorio VII sei anni prima).[2] Si era in piena lotta per le investiture tra papato e impero.
Ebbe un’influenza determinante nella riadozione del cursus leoninus nella stesura dei documenti pontifici (cioè della scrittura in minuscolo).[3] Mentre papa Pasquale II in Castel Sant’Angelo moriva il 21 gennaio 1118, Roma era sconvolta da tumulti e scontri tra le fazioni filo-imperiali capeggiate dalla famiglia Frangipane e quelle filo-papaline. Si decise di riunire il collegio cardinalizio in un luogo nascosto e difficile da attaccare.

Il pontificato

Lo scontro con la fazione filo-imperiale

Giovanni fu il primo papa a essere eletto cum clave (“sotto chiave”), ossia in un luogo chiuso al pubblico, nel monastero romano di San Sebastiano sul Palatino il 24 gennaio 1118. L’elezione avvenne all’unanimità.

La famiglia Frangipane osteggiò apertamente l’elezione. Era favorevole alle tesi dell’Impero, che intendeva porre sotto il proprio controllo le gerarchie ecclesiastiche presenti nei propri territori. Sul trono siedeva Enrico V di Franconia. Poco dopo l’elezione i filo-imperiali guidati da Cencio Frangipane riuscirono a entrare nel monastero nonostante fosse fortificato. Presero Gelasio e lo trascinarono fuori con la forza. Lo percossero a sangue e lo fecero prigioniero, mentre il resto della soldataglia continuava a infierire contro i cardinali ivi presenti. Dopo aver fatto arrestare il Papa, Cencio Frangipane lo fece rinchiudere in catene dentro una sua torre, da dove il Pontefice venne subito liberato grazie ad una sollevazione popolare dei Romani. Papa Gelasio, uomo mite, perdonò il suo carceriere e a Roma si festeggiò l’avvenimento.

Lo scontro con l’imperatore

L’imperatore Enrico V, chiamato in Roma dai Frangipane, partì immediatamente e vi giunse nella notte del 2 marzo 1118. Non riuscendo a ottenere dal Pontefice né la conferma dei privilegi concessigli dal predecessore Pasquale II nel 1111 (Iuramentum Sutrinum), né l’incoronazione in San Pietro, cacciò Gelasio II, e, dichiarando nulla la sua elezione, insediò al suo posto Burdino, arcivescovo di Braga, come antipapa col nome di Gregorio VIII. Dopo Clemente III, Teodorico, Alberto e Silvestro IV, era il quinto antipapa in trent’anni.

Gelasio II riuscì a sfuggire alle truppe tedesche trovando nell’immediatezza rifugio nel Castello di Ardea (38 km a sud dell’Urbe). Poi si diresse prima a Terracina e poi a Gaeta, che accolse trionfalmente il suo concittadino. Qui Gelasio, presiedendo un sinodo di vescovi, scomunicò Enrico V e l’antipapa, e, sotto protezione dei Normanni, fu in grado di ritornare a Roma.

In giugno ripresero le intemperanze del partito imperialista: l’episodio più grave fu quello commesso dalla fazione dei Frangipane, i quali assalirono il Papa mentre celebrava la Messa nella Basilica di Santa Prassede con lancio di sassi seguita da una grande mischia. Ciò spinse Gelasio II ad andare ancora una volta in esilio, questa volta a Benevento.

L’esilio in Francia

La persecuzione di Enrico V nei confronti di Gelasio II non aveva sosta, per cui il 2 settembre 1118 il pontefice decise di partire via mare per la Francia, dove sapeva di poter ricevere protezione. Fu inseguito però dall’imperatore che tentò di assalire le galee papali, e fu aiutato a fuggire dal cardinale Ugone da Alatri che, caricandoselo sulle spalle in quanto il Pontefice era ormai anziano e malandato, lo accompagnò a riva e lo fece rifugiare nel Castello di San Paolo e Sant’Andrea.
Successivamente il Papa raggiunse per mare le città di Pisa e Genova, dove consacrò di persona rispettivamente la cattedrale di Pisa (iniziata nel 1064) e la cattedrale di Genova.

Arrivò a Marsiglia in ottobre. Venne ricevuto con grande entusiasmo ad Avignone, Montpellier, Valence e Vienne. In quest’ultima cittadina francese tenne un sinodo nel gennaio 1119. Gelasio II stava progettando di tenere un nuovo Concilio ecumenico in marzo per appianare la controversia sulle investiture, quando si ammalò gravemente mentre era ospite nel monastero dell’Abbazia di Cluny. Il 29 gennaio 1119 morì per una pleurite, dopo solo un anno e cinque giorni di regno. Venne sepolto nella stessa Abbazia.

Prima di morire consigliò ai cardinali, vescovi e monaci presenti di eleggere come suo successore il vescovo Cunone di Palestrina, ma quest’ultimo, non sentendosi all’altezza del compito, rifiutò. Così venne eletto come suo successore l’arcivescovo francese Guido di Borgogna, che il 9 febbraio 1119 fu consacrato Papa con il nome di Callisto II.

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Photo by Giovanni Di Cecca / MagnaPicture.com — Archivio Storico dicecca.net – MONITORE NAPOLETANO

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